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venerdì, settembre 08, 2006

Il multiculturalismo, promessa mancata

di Stefano Montefiori - Intervista allo scrittore Kureischi: "L’esame di cittadinanza non è una soluzione".

Come Karim Amir, il protagonista del romanzo di esordio Il Buddha delle periferie, Hanif Kureishi è «un vero inglese dalla testa ai piedi, o quasi». È uno dei più importanti scrittori britannici contemporanei, è nato a Londra 52 anni fa da padre pakistano e madre inglese, ha frequentato le moschee di Whitechapel e Shepherd’s Bush «per cercare di capire,ma trovavo queste riunioni così avvilenti che alla fine scappavo nel pub più vicino a bere». Kureishi ha dedicato gran parte dei suoi libri e film alle promesse mancate del multiculturalismo (domani esce in Italia la sua raccolta di saggi La parola e la bomba, Bompiani): nessuna fiducia in Carte dei valori e «esami di cittadinanza ».

Anche il governo italiano, come quello britannico, cerca di fissare regole e requisiti che tutti gli immigrati si impegnino a rispettare.
«Da tempo si parla di un esame di britannicità da imporre agli stranieri, ame sembra francamente un tentativo ridicolo che mostra la nostra incapacità di trovare una soluzione credibile alla mancata integrazione. I fanatici islamici non hanno problemi a firmare un foglio, si sentono vincolati solo al patto con Allah, non certo a quello stipulato con uno Stato. Gli altri, le persone normali, musulmani o di qualsiasi altra religione, si sentiranno solo umiliati dal dovere superare un esame di cittadinanza».

L’Italia è ancora sotto choc per il caso di Hina, la ragazza uccisa dal padre pakistano perché non voleva sottomettersi a un matrimonio combinato e perché «troppo italiana».
«In Inghilterra si pensa a una legge contro i matrimoni forzati. Ma da noi spesso sono i giovani a essere più radicali. In Mio figlio il fanatico, racconto la storia di un tassista che ha una relazione con una prostituta, e del figlio che disprezza lo stile di vita occidentale del padre fino ad abbracciare il fondamentalismo. Nelle comunità del Sud-est asiatico, in Gran Bretagna, ribellione giovanile contro gli anziani ora significa andare in moschea ad ascoltare gli imam radicali. Comunque, spero che il caso di quella ragazza non sia considerato emblematico. Una tragedia del genere, almeno fino a pochi anni fa, poteva accadere ovunque, pure in Sicilia».

Amartya Sen ha sostenuto su questo giornale che il multiculturalismo si è ormai trasformato in una «pluralità di monoculturalismi».
«Ha ragione, il multiculturalismo è diventato la separazione netta tra comunità del tutto autonome. Io l’ho sempre inteso invece come rispetto della propria identità, all’interno però di valori ed educazione comuni. Ecco perché la questione della scuola è centrale ».

È contrario alle scuole islamiche?
«Completamente contrario, tutto si gioca a scuola. Per combattere gli estremisti il governo Blair cerca di sostenere gli istituti degli islamici moderati, ma è una follia, perché tutto l’insegnamento islamico è pessimo, non fa che approfondire le divisioni. È una trappola nella quale non bisogna cadere. La scuola è l’unico luogo dove le comunità possono incontrarsi, i miei figli di origine pakistana devono avere compagni ebrei, cattolici, anglicani».

Lei e Salman Rushdie avete firmato un appello perché il film Brick Lane, tratto dal bestseller di Monica Ali, possa essere girato nonostante le proteste di parte della comunità del Bangladesh.
«Dobbiamo opporci ai tentativi di censura. Tutto è cominciato con il caso Rushdie, nel 1989: allora siamo stati ingenui, abbiamo sottovalutato la minaccia, e i fanatici ne hanno tratto una forza immensa. Il loro potere intimidatorio è in crescita, sono sempre più forti. Purtroppo, noi contribuiamo a incoraggiarli. In certi casi, come per esempio le vignette danesi su Maometto, la giusta lotta per la libertà di espressione è stata strumentalizzata dalla destra, di simili battaglie potremmo fare a meno. Per non parlare della guerra in Iraq, e del tandem Bush- Blair: le loro stupide azioni hanno solo rafforzato gli estremisti. Detesto Bush, ho abbandonato il Labour: voterò i liberal-democratici al solo scopo di punire Blair».

Quali soluzioni suggerisce?
«A parte una scuola laica uguale per tutte le comunità, non ho altre ricette, posso solo cercare di raccontare quello che mi sta attorno. Da cinque anni sto scrivendo un nuovo romanzo, Something to Tell You, dedicato al cammino della comunità asiatica in Gran Bretagna fino agli attentati di Londra del 7 luglio 2005. Ancora non l’ho finito, mi serve un altro anno di lavoro. Credo solo nel potere della cultura, spero che alla fine i valori dell’illuminismo vinceranno. Nell’immediato, sono molto pessimista».

da Corriere della Sera

1 Comments:

  • Concordo in linea di massima con il contenuto dell'articolo. Vorrei in particolare evidenziare il problema delle scuole, in questo caso quelle islamiche. Trovo del tutto incomprensibile che gran parte della sinistra, dopo aver per anni lanciato accuse contro le scuole cattoliche - che a mio avviso sono oggi molto più democratiche di tante scuole pubbliche in mano ad estremisti di varia cultura - oggi si affannino a dichiarare accettabile l'idea che gli islamici possano aprire loro scuole nelle quali, purtroppo già lo sappiamo, non faranno altro che impedire agli studenti di confrontarsi con altre idee, con altri stili di vita, e li terranno ostaggio del loro estremismo. Allo stesso modo trovo del tutto assurdo che in talune regioni italiane si sia concesso di sostenere l'esame di guida in lingue diverse dall'italiano; a prescindere dal fatto che non si può accettare che un cittadino italiano, o aspirante tale, non conosca la lingua ufficiale dello stato, mi riesce difficile capire come possa fare che ha sostenuto l'esame in arabo a capire le istruzioni, spesso lungue e scritte con espressioni logorroiche e burocratiche, che corredano gran parte dei cartelli stradali o che compaiono nel codice della strada (a proposito, chi glielo ha tradotto ai neopatentati in lingua?).

    By Anonymous Anonimo, at 9:38 PM  

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