La fabbrica degli errori - breviario di patologia giudiziaria

In questo “breviario di patologia giudiziaria”, come recita il sottotitolo, Mellini mette il luce la naturale predisposizione della giustizia italiana all’errore. Maxiprocessi, uso indiscriminato di pentiti come fonti di prove e norme volutamente ambigue sono solo alcuni elementi del quadro: ad amministrare il tutto ci sono infatti le persone, i magistrati sempre meno preparati, i P.M. mossi da ansie giustizialiste, la figura di giudici “lottatori” coinvolti di volta in volta in campagne tematiche antimafia, anticorruzione o antiterrorismo e, non ultimo, il “clima” sociale e politico che condiziona i processi. Il sistema versa in condizioni talmente gravi, con processi legati a condizionamenti esterni di natura politica, culturale e sociale, che, secondo Mellini, “anche per la giustizia è il tempo l’unica medicina che, talvolta, può essere efficace, consentendo il diradarsi delle nebbie che le passioni fanno levare avanti agli occhi di chi giudica”.
Un vero e proprio paradosso, acutamente rilevato dall’autore: la lunghezza eccessiva dei processi, uno dei grandi problemi della giustizia italiana, finisce per essere l’unica via di salvezza dall’errore definitivo. Su tutti, un dato appare inquietante: i fatti da cui prende il via l’attenta analisi dell’autore sono noti a tutti, fanno parte delle cronache quotidiane. Eppure, si avverte nel Paese l’assenza di una vera cultura garantista e, accanto al triste proliferare di errori giudiziari, è decisamente scarsa la letteratura in materia; in questo senso è nostro auspicio che l’opera di Mellini non rappresenti solo una testimonianza, ma il punto di partenza per una seria e ampia riflessione su un’emergenza tutta italiana.
da neolib.it
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