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giovedì, agosto 24, 2006

Una verità scomoda

di Lino Siciliano - Correva l'anno 1956, era il 23 Ottobre, il luogo è l'Ungheria. Inizia la rivolta contro l'Urss, ma l'armata rossa dopo pochi giorni invade il Paese e viene sedata nel sangue, morirono 25.000 ungheresi, 7.000 soldati sovietici e 250.000 magiari dovettero fuggire in occidente. La "rivolta d'Ungheria" era finita.

Rimarrà nell'area d'influenza sovietica fino al 1989, anno della caduta della cortina di ferro, dopo che vi fu annessa alla fine della seconda guerra mondiale.

Ma deve far riflettere la presa di posizione di alcuni esponenti comunisti di allora.
Palmiro Togliatti disse: " mia opinione che una protesta contro l'Unione Sovietica avrebbe dovuto farsi se essa non fosse intervenuta, nel nome della solidarietà che deve unire nella difesa della civiltà tutti i popoli".
Giorgio Napolitano attuale Presidente della Repubblica (nel 1956 nel Comitato Centrale del PCI) condannò come controrivoluzionari gli insorti ungheresi, su L'Unità si arrivò persino a definire gli operai insorti "teppisti" e "spregevoli provocatori".

Nell'anniversario di quell'evento l'Ungheria ha invitato i vari capi di Stato tra cui proprio Napolitano in rappresentanza dell'Italia, ma i reduci del '56 hanno fortemente osteggiato la presenza del nostro Presidente. E' come se per commemorare la shoah Israele invitasse un ex capo nazista, l' "ex" è riferito al "capo" e non al "nazista" perché Napolitano non ha mai rinnegato o condannato il suo passato comunista.

Nel 2000 in Austria si formò una coalizione tra il partito popolare OVP e il partito di destra FPO considerato estremista e xenofobo, immediatamente in Europa ci fu addirittura un periodo di "valutazione" e le cancellerie facevano a gara a tenere l'Austria lontana, ma non in base a qualche legge che aveva emanato ma per la sua connotazione politica, un processo alle intenzioni. La stessa Europa che oggi si sbraccia per aiutare il libano al cui governo ci sono gli Hezbollah o che invita al dialogo l'Iran che vuole eliminare Israele dalla cartina geografica non meno di Hitler.

Oggi l'Italia, quantomeno nei confronti dei Paesi dell'Est, si trova nelle stesse scomode condizioni con un Presidente "non presentabile". Perché bisogna sapere che nei paesi dell'ex cortina di ferro quello che per noi è il fascismo per loro è il comunismo, tanto che quando a Bruxelles si propose di abolire il simbolo della croce uncinata nazista, loro proposero di abolire il simbolo di falce e martello, naturalmente non se ne fece nulla.

In questo scenario kafkiano a rappresentare l'Italia in Ungheria probabilmente sarà un sostituto o se sarà il nostro Presidente sarà fischiato e come rappresentante della nazione di riflesso saremo fischiati tutti noi italiani dando una idea distorta del Bel Paese. Già questo sarebbe sufficiente per chiederne le dimissioni.

Lo stesso Napolitano definì "revisionismi fuori tempo massimo" quando si parlava delle Foibe ed ebbe il coraggio di dire "gli italiani dall'Istria se ne sono andati di propria spontanea volontà" in una lettera aperta mandata a Liberazione e al Manifesto nel 2004.
Quindi, 10.000 persone vengono sterminate e altre 350.000 lasciano case e averi di "spontanea volontà" e giunti in Italia vengono accolti con ostilità dai "compagni" rei di aver lasciato la meravigliosa terra di Tito, viene definito "revisionismi fuori tempo massimo".

Ma di tutto questo quanti giornali ne hanno scritto o in quali televisioni ne hanno parlato? In pochi, e non certo perché sia una cosa secondaria, non meno della passeggiata di D'Alema in Libano.
Dire che Napolitano non rappresenta né l'Italia né l'unità del Paese è un mero eufemismo. Dovrebbe essere da contrappeso alle decisioni del governo e invece funge da stampella.
Chiederne le dimissioni è e dovrà essere un dovere morale non solo per noi italiani ma anche per quello che ha rappresentato e difeso negli anni della militanza e di cui non accetta un giusto revisionismo storico.