Brigatismo senza fine

Ai quali è impossibile rispondere senza fare i conti con una questione più generale: quella della presenza storica nella società italiana di un fondo di violenza duro, tenace, che da sempre oppone un ostacolo insormontabile alla diffusione della cultura della legalità. Non è un caso se l'Italia è la patria delle più importanti organizzazioni storiche della criminalità europea.
La sfera politica italiana è stata segnata profondamente dalla violenza. Sorti alla statualità da un moto rivoluzionario con alcuni tratti di guerra civile, come per l'appunto fu il Risorgimento, l'idea che a certe condizioni la violenza sia ammissibile (addirittura necessaria) ha caratterizzato in modo netto tutte le moderne culture politiche che hanno visto la luce nella penisola, che affondano le radici nella realtà più autentica della nostra storia: il socialismo massimalista, il nazional-fascismo, il comunismo gramsciano, l'azionismo.
Tutte culture che in un modo o nell'altro si sono alimentate e hanno alimentato il mito della rivoluzione, qualunque fosse l'aggettivo che poi le veniva appiccicato. A livello di massa, in pratica, ha fatto eccezione solo la cultura politica cattolica. Se non ci fosse stata la quale, come si sa, è probabile che non ci sarebbe stata neppure l'Italia democratica che invece abbiamo avuto.
Ma la storia non è acqua. L'Italia democratica, pure se tale, è stata pur sempre figlia di una vicenda che aveva sviluppato un'antica e lunga contiguità con la violenza, nella forma, come ho detto, del mito rivoluzionario (all'origine, non da ultimo, con la Resistenza, della stessa legittimazione della Repubblica). La democrazia da noi non ha potuto che vivere gomito a gomito, e spesso intrecciata, con questo mito e con la sua cultura, entrambi opportunamente trasfigurati nella dimensione dell'«utopia», ancora oggi considerata dal senso comune politico italiano quanto di più nobile e degno la politica possa mettere in campo. Mentre lo Stato di diritto, da tutti a chiacchiere omaggiato e riverito, nei fatti commuove l'animo solo di sparute, sparutissime minoranze: quanti sono infatti, ancora oggi, quelli (a cominciare dal ministro degli Interni, si chiami Pisanu o Amato) che di fronte al blocco di una stazione da parte di un gruppo di scioperanti o alle truffe delle certificazioni sanitarie degli impiegati pubblici invocano il pugno della legge?
In realtà, il germe dell'illegalità e di quella sua manifestazione estrema che è la violenza l'Italia democratica lo porta in certo senso dentro di sé, nella sua storia culturale e dunque nella sua antropologia accreditata. Ed è per questo che non le è mai riuscito e non le riesce neppure oggi di estirparlo.
da Corriere della Sera
1 Comments:
O.T.: grazie mille per l'adesione...a presto ;)
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Anonimo, at 1:52 PM
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