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venerdì, marzo 02, 2007

La giungla dei ricatti ucciderà i partiti

di Giampaolo Pansa - L'ho sempre saputo che Massimo D'Alema era provvisto di humour. Il 29 gennaio ha detto a Massimo Giannini di 'Repubblica': "Sto partendo per il Giappone, quando ritorno fatemi trovare il governo!". L'ironia era rivolta a due ministri dell'Unione: Clemente Mastella e Alfonso Pecoraro Scanio, per i loro proclami da scassapagliai. Mastella aveva gridato sui Pacs: "Non li voto, a costo di far cadere Prodi". E Pecoraro si sta dannando per spingerci al ritiro da Kabul, invece di occuparsi, come dovrebbe, dell'ambiente.

Tuttavia, i due ministri citati da D'Alema non sono i soli a far ballare il governo Prodi. Dentro il centro-sinistra, emerge ogni giorno di più una tragica Babele dei ricatti. Tutti pretendono qualcosa e minacciano sfracelli pur di ottenerla. Si ricatta sulla missione in Afghanistan e tre ministri dell'area radical-regressista rifiutano di votarla. Si ricatta sulla base Usa di Vicenza. Si ricatta sulla riforma delle pensioni. Si ricatta su che cosa e quando liberalizzare. Insomma, si ricatta su tutto e il contrario di tutto.

Già prima del voto, Romano Prodi annusava la Babele in arrivo. Nell'intervista per 'L'espresso' mi disse: "Io voglio governare, non mediare". Ma non immaginava il Vietnam partitico che sarebbe emerso subito dopo l'anoressica vittoria elettorale. L'Unione si è rivelata una giungla zeppa di avversari pronti a sterminarsi. E sin dal giorno d'inizio, l'essere al governo non è mai stato come trovarsi in un pranzo di gala.

Ricavo l'immagine da un intervento di Rina Gagliardi, senatrice di Rifondazione, capace di analisi non banali. Domenica 28 gennaio, in un lungo articolo su 'Liberazione', ha spiegato a chi è più massimalista di lei l'aria che tira dentro il governo dell'Unione. Aria di battaglia incessante, di bracci di ferro senza sosta, di contrasti difficili da conciliare. "Per noi, sinistra radicale" scrive, "la scelta di stare in questo governo configura, oggi come ieri, un faticosissimo terreno di lotta. Un cantiere dove si lavora per strappare i risultati più avanzati possibili. Un luogo dove si danno e si prendono botte".

da espresso.repubblica.it