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sabato, settembre 08, 2007

La Turchia e l'idiozia della vecchia Europa

di Carlo Panella - L’elezione di Abdullah Gul a presidente della Turchia pone il sigillo alla sconfitta piena e totale del kemalismo con conseguenze straordinarie non solo per il quadro politico mediterraneo, ma anche per la riflessione dottrinale sull’Islam nella modernità. Per imporre il laicismo, per “esportare la democrazie europea”, fortemente influenzato dal pensiero massone e mazziniano (i Giovani Turchi copiarono il nome dalla Giovane Italia). Kemal Atatürk abolì il califfato e il sultanato, sciolse tutte le confraternite religiose e ne confiscò gli immensi beni, abolì la shari’a e la sostituì col codice penale Rocco e quello amministrativo di Neuchâtel e abolì anche l’alfabeto arabo (scritto da destra a sinistra) e impose quello latino, con una cesura drammatica che impedì ai turchi la lettura dei testi nella vecchia scrittura (di fatto, la censura totale sulla cultura islamica). Atatürk pose infine l’esercito nazionale a guardia della laicità, sovraordinandone il potere a tutte le istituzioni (nove anni fa una parlamentare fu privata del mandato per la sola colpa di indossare il hijab in aula). Una riforma che ha riscosso per 80 anni universale approvazione, tanto che da sempre molti studiosi (Bernardi lewis tra questi) la indicano come l’unica in grado di coniugare –con la sua violenza riformatrice- Islam e modernità .

Passati 83 anni, il kemalismo, oggi è morto. Per via democratica la “vecchia talpa musulmana” ha sbriciolato tutti i vincoli che tenevano l’Islam ai margini del potere e l’Akp, un partito moderno e moderato, ma integralmente musulmano, è stato scelto dal popolo turco quale detentore di tutto il potere politico: governo e presidenza della repubblica. Il fallimento del modello di stato laico kemalista, pur legittimato dalla straordinaria vittoria militare di Atatürk contro l’invasione greco-inglese del 1920-22 (a cui partecipò pure l’Italia), costituisce oggi la prova provata che nessun modello, nessuna dottrina politica di marca laico-occidentale riesce comunque a imporsi nelle società islamiche. Momento di riflessione capitale non solo per l’Iraq, ma anche per l’Iran, là dove l’esperienza turca indica che solo una proposta politica democratica in ambito musulmano potrà riuscire a accumulare sufficiente consenso popolare per rovesciare la dittatura.

Ma il fallimento del kemalismo, suona soprattutto da monito, inascoltato, alla misera cultura politica dell’Europa. E’ stata infatti l’Ue a fare a Erdogan l’immenso favore di “imporgli” la eliminazione del potere sovraordinato al governo dei militari, fedeli e democratici custodi della laicità. E’stata l’Ue a pretendere l’idiota applicazione meccanica dei “criteri di Copenhagen” (pensati per guidare alla democrazia i paesi ex comunisti, non certo quelli musulmani) che hanno permesso al antilaicista Erdogan di impadronirsi, grazie al voto del 46,5% degli elettori, di tutto, assolutamente tutto il potere. Ora, l’esercito turco, l’unico al mondo a aver fatto tre golpe pienamente democratici, non ha più potere politico e non può più fare da guardia al laicismo. L’Ue, può solo portare i ceri alla madonna: l’Akp di Erdogan e Gul –anche grazie al golpe militare del 1997- è un partito pienamente democratico. Ma le prossime elezioni potrebbero essere vinte dai Fratelli Musulmani, o dai fondamentalisti. Come in Algeria. E si sa come è finita.

da www.carlopanella.it