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sabato, agosto 05, 2006

Il pacifismo di parte

di Lino Siciliano - In una manifestazioni i simboli sono parole, esprimono concetti, idee. Pensate ad un corteo in cui ci siano simboli di morte e icone di persone che hanno predicato l'odio, intollerabile.
Oltretutto una pace senza se e senza ma non può avere colori politici, o schierarsi pro o contro un paese disprezzandolo, gli eserciti o i popoli non sono colpevoli, lo sono i loro capi.
Allora una bandiera con falce e martello che simbolo di pace è, la stessa issata da Stalin per fare 20 milioni di morti, da Mao per farne 50, da Pol Pot per fare 2 milioni di vittime, issata in piazza Tienanmen , a Budapest, a Praga, nei Gulag, da Tito, dai Kmer rossi, da Castro e qui mi fermo perché questi numeri sono maggiori dei morti della I e II guerra mondiale messe insieme.

Ancor più in un paese come l’Italia profondamente percorso da divisioni politiche e ideologiche in cui l’odio ha partorito 100.000 morti nell’immediato dopoguerra fucilati nelle piazze e per le strade senza processi solo perché erano figli di, amici di, padri di, mogli di…. un solco che ha squarciato il bel paese regalandoci un altro ventennio (1969-89) da pseudo rivoluzionari che ha causato una guerra civile e centinaia di morti, dimenticando che una rivoluzione in un paese democratico si chiama golpe.

L’icona più vista nei cortei è quella del Che, ma lui era un rivoluzionario e “la rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità e delicatezza, con tanta grazia e cortesia. La rivoluzione è un atto di violenza”. La sua azione, impersona, come egli scrisse: "l'odio distruttivo che fa dell'uomo un'efficace, violenta, selettiva, fredda macchina per uccidere".

Bruciare una bandiera è il simbolo di disprezzo per il popolo che c’è dietro e uno schierarsi pro o contro, ma la pace non sta a destra o a sinistra, sopra o sotto.
Se bisogna usare un simbolo allora perché non usare il simbolo di colui che, la pace l’ha gridata anche in mezzo al deserto, tra i “sordi”, tra le minacce e per la quale è morto su una croce si chiamava Gesù.
Se invece si vuole una icona perché non usare quella di un ometto, coetaneo di Hitler, certo non sarà bello e fotogenico come il Che ma conosceva bene cosa era la pace, anche lui ucciso per le sue idee, si chiamava Gandhi.
Non si può tirare la pace da un lato o dall’altro è un diritto universale e come tale deve essere trattato.
Una splendida vignetta di Giannelli illustra la schizzofrenia a cui abbiamo assistito: "un ragazzo chiede al padre se andare in Afghanistan è un atto di guerra o no. E il padre risponde: dipende da chi la vota".

In Kossovo senza mandato dell'ONU è giusto in Iraq è sbagliato, in Afghanistan prima era sbagliato ora è giusto e chi parlava di pacifismo senza se e senza ma non batte ciglio se si va in Libano mentre se in Darfur ci sono 200.000 morti chi se ne frega tanto lì non ci sono gli USA o Israele, "suo braccio in medio oriente", da contestare.